Descrizione
Ottanta anni fa, il 2 agosto 1945, a Roma, nel suo appartamento all’Hotel Plaza, moriva Pietro Mascagni, il compositore che aveva visto la luce a Livorno il 7 dicembre 1863. Si spegneva un artista che aveva segnato una stagione indimenticabile dell’opera lirica nel mondo, un divo di rinomanza internazionale. Un musicista segnato dall’indelebile etichetta di “One Man Opera”, l’uomo di una sola opera. Un giudizio affrettato e perdurante, che ha finito per deformare il giudizio critico sulla irripetibile carriera di un compositore il cui nome è diventato, ingiustamente, sinonimo di Cavalleria rusticana, l’opera in un atto con cui aveva esordito il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma accolta da un successo a dir poco clamoroso. La prima e sicuramente la più nota fra le sedici composte dal Livornese, ma che ha finito per offuscare le rimanenti, almeno nella considerazione di una parte della critica.
Una sorta di spada di Damocle che il giornalista e saggista Maurizio Sessa, già autore di alcuni contributi su Giacomo Puccini, tenta di rimuovere nel suo volume che si avvale di un corposo apparato iconografico che per la prima volta presenta documenti rari e inediti. Una documentazione che getta nuova luce su alcuni capitoli della biografia mascagnana. In particolare, l’autore analizza il rapporto intercorso tra il “divo Mascagni” e un misconosciuto primo fagotto, Guido Borghi, nel 1938 licenziato dall’orchestra di cui faceva parte perché ebreo. Tramite minuziose ricerche d’archivio, Sessa è riuscito a ripercorrere le fasi salienti di un legame finora sconosciuto grazie al rinvenimento di alcune lettere di Mascagni allo strumentista rimosso dalle leggi di discriminazione razziali fasciste.
Dal volume Mascagni l’unico. “L’uomo di una sola opera” tra amori, segreti e duelli rusticani, impreziosita dalla prefazione di Fulvio Venturi, riemergono i rapporti di Pietro Mascagni con la moglie Lina, il suo lungo e tormentato legame con l’“Anna”, Anna Lolli, la giovane corista protagonista di una storia d’amore iniziata nel 1910 e conclusasi solo con la morte del compositore trentacinque anni più tardi. E molto altro ancora, alla riscoperta, a ottanta anni dalla morte, di un compositore accompagnato da un insolito e immeritato destino, a dispetto dell’aura di leggenda che lo aveva circondato in vita, rendendolo famoso nel mondo intero.
Ma cosa ne è stato delle altre quindici opere di Mascagni? Un quesito ancora per molti aspetti insoluto, rimasto senza risposta. Maurizio Sessa dedica infine un toccante capitolo al tramonto del Re Sole della lirica Pietro Mascagni. A tale riguardo scrive:
«Tutte le strade conducono a Roma. Per Mascagni, poi, più che per altri. A Roma tutto era cominciato e a Roma tutto finiva. Mascagni dalla città un tempo caput mundi aveva scalato la montagna della gloria e qui si concludevano i suoi giorni e le sue opere. Il Livornese Errante, l’instancabile globe trotter dell’opera lirica, il compositore osannato dalle “genti universe” come da lapide di “Nanni” Tozzetti apposta alla casa natale, e la città eterna di Roma si erano amati di lungo e indissolubile amore. A Roma Pietro era stato convocato dalla giuria del Concorso Sonzogno; al Teatro Costanzi aveva esordito, dirigendolo e facendone suo teatro prediletto; a Roma aveva diretto per l’ultima volta; e dal 1927 l’Hotel Plaza di corso Umberto era stato sua dimora. E qui, negli appartamenti lasciati a sua disposizione da eserciti stranieri, Mascagni si spense. Il 4 agosto 1945, le esequie. Quale Roma salutò Pietro Mascagni? Ci furono due Rome, due sponde opposte del Tevere, come spesso è accaduto nella nostra storia. I “romani de Roma”, si riversarono spontaneamente per strada, tributandogli l’ultimo caloroso abbraccio. La Roma ufficiale, la Roma istituzionale – Comune e Governo – se ne lavò le mani. Vietati i funerali di Stato. Il momento storico era a dir poco particolare. Mascagni era scomparso in una data “sbagliata”, perlomeno “imbarazzante”».
Un omaggio, quello di Maurizio Sessa, che risuona come un invito a “riascoltare” finalmente e con nuova attenzione Pietro Mascagni.