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Un libro si può scrivere per tanti motivi. Nel caso di un cronista, e di razza come Roberto Baldini, una vita passata a La Nazione spesso si è trascinati dalla voglia di raccontare una storia finalmente liberi dagli spazi angusti di un menabò. Ma queste pagine nascono anche da qualcos’altro: da un atto di ribellione, da un prepotente desiderio di far rivivere uomini, macchine, imprese e sacrifici che nel grigiore della quotidianità rischiano di andare perduti per sempre nelle oscurità del passato.
Volare a Firenze oggi significa sorprendersi per la vitalità di un aeroporto troppe volte dato per morto, e irritarsi di fronte ad accordi fatti e disfatti come tele di Penelope, piste che non si allungano, piste che cambiano direzione, lavori che non partono o non finiscono. Ebbene Firenze non merita questo, perché Firenze è la patria di Dante, di Brunelleschi, del Magnifico, è la culla dell’arte, della civiltà e dell’umano ingegno, ma è anche la madre del cielo. Addirittura la sua musa.
La storia dell’Aviazione narra degli alianti di Otto Lilienthal e del primo biplano dei fratelli Wright: ma fu qui, sulle colline di Fiesole, che Leonardo concepì molti secoli prima, con straordinaria lucidità, le leggi fondamentali di una futura scienza chiamata aerodinamica.
Fu qui che, cento anni prima dei fratelli Montgolfier, il gesuita Francesco Lana tentò un esperimento aerostatico intuendo la possibilità di sollevarsi nell’aria appesi a qualcosa di più leggero dell’aria stessa. E fu qui, alla fine del Settecento, che frati e ingegneri strabiliarono le folle sperimentando un numero così grande di aerostati da obbligare il Granduca a imporre sul Cupolone la prima no fly zone della storia.
L’uomo aveva imparato a volare, e Firenze fu tra le primissime città ad avere il privilegio di emozionarsi davanti alle gesta di un pugno di temerari, anche quando dai palloni si passò al “più pesante dell’aria”. Da Leonardo ai pionieri del Campo di Marte fino alle guerre per l’aeroporto: un sogno scritto attraverso i secoli nel cielo della città.