Frammenti sestesi

12,00 

Autore:Sergio Gianclaudio Cerreti

Anno:2012

Pagine:354

Rilegatura:brossura

Dimensioni:14,5x21cm

ISBN:9788898015016

Descrizione

Descrizione

Il titolo di questa raccolta trae volutamente origine dalla seconda parte degli “Appunti su Sesto Fiorentino, LE STORIE”, di Gianni Batistoni. Con quello scritto e il suo precedente “Sesto Fiorentino fra racconti e ricordi – che fecero seguito alla miscellanea di autori vari collazionati in “Quattro chiacchiere su Sesto” a cura dello stesso Batistoni per iniziativa del quartiere di Colonnata-Camporella – dal 1988 si aprì un solco originale nella storiografia della popolazione e del territorio della nostra industre città. Una Sesto descritta attraverso i caratteri, le vicende, le miserie, le virtù, le “Storie” dei suoi abitanti vissuti fra l’Otto e il Novecento.
Con questo scritto ho fatto riferimento alla parte delle STORIE intitolata – appunto – FRAMMENTI. Per l’esattezza dodici Frammenti. Ed è con intenzione che mi riallaccio all’opera dell’amico Gianni per arricchire la sua narrazione e quella mia (in opere pubblicate dal ‘92 in poi), fissando altre testimonianze – nero su bianco – di come la vita venisse vissuta nella Terra di Sesto: burlandosi di tutto e di tutti, dissacrando ogni e qualsiasi cosa rendesse la vita agra in tempi nei quali anche il solo vivere era fatica dura, soffrire e combattere in un continuo arrabattarsi per rimettere insieme un misero desinare con la non meno grama cena… Vita di miserie, d’ingiustizie, di sfruttamento dell’uomo e della donna in ogni senso, di insufficienze al limite della sopravvivenza, ma al contempo affrontata con grande dignità: dalla quale scaturiva uno spirito amaro e allo stesso tempo malizioso, arguto e furbesco per creare l’illusorio stato di essere per qualche attimo padroni e dominatori delle umane miserie, di poterle dissacrare al punto di poter prendersi gioco dei fatti di ogni giorno, dei difetti dei propri simili. Irridendo con una sconcertante filosofia al fatto di non avere in tasca un soldo per farne due, nel credo illusorio di poter ambire a qualcosa che assomigliasse al celeberrimo “prosciutto di Maìno”… Così fu nell’Ottocento, ancora nella prima metà inoltrata del Novecento. E così è in parte oggi, benché siano mutati gli scenari, i costumi, le condizioni economiche, gli stati sociali, i bisogni: ma senza che si sia perduta, nel trascorrere del tempo, una vena umoristica maliziosa e maligna che si nutre di un sarcasmo a volte bruciante sul quale si fondò una cultura di popolo fatta di nulla e di tutto. Tessere tutte di un mosaico popolare fatto di vizi, inciampi e virtù.
Ai miei Frammenti ho unito i ROSTICCI: un insieme di episodi, situazioni, personaggi ai quali avevo già rivolto il mio interesse negli anni passati e che sono ora usciti dal loro pezzo di legno, come fu per Pinocchio. Rosticci che pur sempre hanno a che fare con Sesto e la sua storia: anche per loro vale l’appello di Carlo Grassi, “colligite fragmenta ne pereant”. E’ una miscellanea eterogenea, questa raccolta: ma tale da rendere omaggio, a suo modo, a gente che senza essere entrata nei libri di storia, la Storia vera – quella del popolo – l’ha scritta con le azioni e il sudore delle proprie mani, la sofferenza, le privazioni. Soprattutto col convincimento di potersi beffare dei casi della vita, anche i più scabrosi, e con la determinazione di conquistare per se stessi e i propri figli un domani migliore.
Fino a che punto ci sono riusciti?