Gli IMI della Divisione Acqui che non fecero ritorno a casa

15,00 

Autore:Davide Mandarano

Anno:2022

Pagine:184

Rilegatura:brossura filorefe

Dimensioni:15x21

ISBN:9788898015801

Descrizione

Descrizione

La triste sorte dei soldati tra naufragi, lager nazisti e campi di prigionia sovietici.

Una ricostruzione dettagliata e inedita di quanto accadde dal 28 settembre 1943, quando i tedeschi organizzarono il primo trasferimento di prigionieri con il piroscafo Ardena. 1286 rimasero a Cefalonia come lavoratori, gli altri furono deportati nei campi del Terzo Reich o finirono prigionieri in Russia man mano che l’Armata Rossa liberava i territori ad est. Questo libro ricostruisce la loro storia, nome per nome.

«Ad un certo punto sentii il motore della nave che mi aveva recuperato aumentare la potenza e cominci  ad allontanarsi. Di 500 vivi ce n’erano ancora. Gridavano al massimo della disperazione ma la nave ormai si allontanava. Quando ho visto questo mi sono messo a piangere. Dieci minuti prima ero con loro». Artigliere Michele Zucchi, Superstite del naufragio del piroscafo “Marguerite” – Novembre 2018

Su quanto accaduto a Cefalonia e Corfù sono stati scritti decine e decine di libri, per quanto riguarda ciò che accadde ai superstiti invece, in particolare ai prigionieri che furono internati nei lager del Terzo Reich, sono stati dedicati pochi e brevi capitoli in alcune pubblicazioni. Questo lavoro si propone non tanto di parlare di numeri dai quali ovviamente dobbiamo partire ma di individuare i nominativi di quanti trovarono la morte durante i trasferimenti nei campi di prigionia o, successivamente, negli stessi.

Il punto di partenza di questa ricerca è fissato nella data del 28 settembre 1943, quando i tedeschi organizzarono il primo trasferimento di prigionieri con il piroscafo Ardena. Comincia qui il viaggio dei superstiti ai combattimenti e alle fucilazioni. Di questi, 1286 rimasero a Cefalonia come lavoratori, addetti alle batterie etc., mentre la sorte degli altri sarebbe stata il trasferimento sulla terraferma e l’internamento nei campi di prigionia del III Reich: soprattutto in Germania, Polonia, Serbia e Bielorussia. Con l’avanzata delle truppe sovietiche gli IMI che si trovavano nei campi dell’Europa orientale vennero comunque considerati come prigionieri nemici dalle forze di “liberazione” russe e pertanto spediti, in lunghe e letali marce, nei lager presenti nel territorio sovietico. In alcuni di questi erano già presenti sia i soldati dell’“ARMIR” che le truppe tedesche catturate durante la Campagna di Russia.

Nei campi sovietici gli IMI vennero decimati, oltre che dalla malnutrizione e dai lavori sfiancanti, soprattutto dal clima duro e da epidemie di tifo1. Non sappiamo quanti soldati della “Acqui” raggiunsero i lager e chi e quanti non tornarono in Italia. Il punto di arrivo della ricerca è questo: individuare i loro nominativi, il luogo di internamento e soprattutto un luogo di sepoltura, così da dare ai loro familiari dati certi sulla sorte dei loro cari e poter ricostruire il loro percorso.

Davide Mandarano, nato a Sesto San Giovanni (MI) nel 1992, ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Storiche nel 2020 con una tesi sull’occupazione Italiana della Corsica durante la Seconda guerra mondiale. Dal 2016 è sostenitore dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui – sezione di Milano e Monza Brianza.